domenica 1 gennaio 2012

(dal vecchio blog) #2

Ma lui era solo Lestat, quel Lestat che t'ho descritto: privo di mistero, insomma. In quei mesi passati in Europa orientale, ricordavo perfettamente i suoi limiti quanto il suo fascino. Volevo dimenticarlo, e invece il suo ricordo mi tormentava continuamente. Era come se le notti vuote fossero fatte apposta per pensare a lui. Talvolta mi sorprendevo a ricordarlo con una tale vivezza che pareva avesse appena lasciato la stanza e il suono squillante della sua voce fosse sospeso ancora nell'aria. E provavo una specie di inquietante conforto a ricordarlo e, senza volerlo, mi tornava alla memoria il suo viso - non come l'avevo visto quell'ultima notte nell'incendio, ma altre notti, quell'ultima serata che aveva passato a casa con noi, quando le sue mani scorrevano pigramente sulla tastiera della spinetta, la testa reclinata da un lato. Provai un dolore più terribile dell'angoscia quando capii che cosa significavano i miei sogni. Desideravo che fosse vivo! Nelle buie notti dell'Europa orientale, Lestat era il solo vampiro che avessi trovato.

'Claudia' mormorai.
'Stai tranquillo' fece lei improvvisamente, sempre a voce bassa. 'Ti dico che nonostante odiassi Lestat...' Si fermò.
'Sì...' sussurrai. 'Sì...'
'Nonostante lo odiassi davvero, con lui eravamo... completi'. Mi guardò, e le palpebre le tremavano, come se il fatto di aver alzato lievemente la voce l'avesse turbata quanto me.
'No, solo tu eri completa...' le dissi. 'Perché noi eravamo in due al tuo fianco, uno da un lato e uno dall'altro, fin dall'inizio'. «Forse sorrise. Piegò la testa, ma vedevo i suoi occhi che si muovevano sotto le ciglia, avanti e indietro, avanti e indietro... Poi disse: 'Io tra voi. Anche questo te lo immagini quando lo dici, come tutto il resto?'
Il ricordo di una notte di tanti anni prima era in me una presenza quasi fisica, quasi m'avvolgesse ancora, ma non glielo dissi. Quella notte lei era disperata, fuggiva da Lestat che la voleva spingere a uccidere una donna; ma lei aveva indietreggiato, visibilmente terrorizzata. Ero sicuro che quella donna assomigliava a sua madre. Infine era fuggita lontano da entrambi, e poi l'avevo trovata nell'armadio, sotto le giacche e i soprabiti, stretta alla sua bambola. La portai nel suo lettino, le sedetti accanto e le cantai una ninna nanna. Lei mi fissava stringendo la bambola, come se cercasse ciecamente e misteriosamente di calmare un dolore che non aveva neppure iniziato a comprendere. Te la immagini, questa splendida scenetta domestica, luci abbassate, il padre vampiro che canta la ninna nanna alla figlia vampiro? Solo la bambola aveva un viso umano, solo la bambola.

(Intervista col Vampiro, Anne Rice)


Erano le mie scene preferite allora e lo sono tutt'ora, per la familiarità di tutto questo, e... Non lo so. Mi piace l'Anne Rice, anche se non dovrebbe essere il mio genere preferito.

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